Fondi, 25.11.2019. Passeggiata in rosso contro la violenza sulle donne (foto: Arianna Barone)
Lunedì è stata la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. “La violenza sulle donne non smette di essere emergenza pubblica e per questo la coscienza della gravità del fenomeno deve continuare a crescere. Le donne non cessano di essere oggetto di molestie, vittime di tragedie palesi e di soprusi taciuti perché consumati spesso dentro le famiglie o perpetrati da persone conosciute […] Molto resta ancora da fare […] e ogni donna deve sentire le istituzioni vicine”, questo il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il pensiero deve andare anche a quelle donne che sono morte in mare, in queste ore, cercando di sottrarsi alla violenza, agli stupri, alla sottomissione o semplicemente alla povertà nella quale vivevano.
Secondo la Convenzione di Istanbul (11 maggio 2011, ratificata dal Parlamento con legge 27/6/2013, n. 77) con l’espressione «violenza nei confronti delle donne» si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere (cioè diretti contro una donna in quanto tale, o che colpiscono le donne in modo sproporzionato) che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti.
Numerose sono le città sensibili al tema e numerose le iniziative in campo.
Alcuni Ordini degli avvocati hanno stipulato accordi con istituzioni per la realizzazione di percorsi formativi professionalizzanti in materia di contrasto alla violenza sulle donne, finalizzati anche a garantire assistenza legale alle vittime di abusi. Molte scuole hanno deciso di dedicare, oltre alla formazione dei propri studenti, anche una panchina antistante l’edificio o del proprio quartiere a questa causa: è l’iniziativa “Panchine rosse”, pensate come simbolo di rifiuto della violenza nei confronti delle donne; un segno permanente di memoria e speranza che, a partire dalle scuole, può diffondersi in ogni luogo delle nostre città. In alcuni comuni è stata portata avanti la campagna nazionale “Posto Occupato”: nelle aule dei consigli comunali è predisposto un seggio con le insegne della campagna che rimarrà appositamente vuoto, stessa cosa su alcune linee di mezzi pubblici; ciascuna di quelle donne, prima che un marito, un ex, un amante, uno sconosciuto decidesse di porre fine alla sua vita, occupava un posto a teatro, sul tram, a scuola, in metropolitana, nella società.
Tra i comuni maggiormente attivi c’è Milano. Due iniziative su tutte, la Casa dei diritti (servizio di coordinamento, ascolto ed informazione per orientarsi tra le tante realtà esistenti in città, alle quali si può ricorrere quando si ha bisogno di aiuto: centri antiviolenza, sportelli di ascolto, case rifugio, assistenza sanitaria, psicologica e legale, corsi di autodifesa per le donne) ed il Muro delle bambole (nato come installazione artistica e divenuto simbolo contro i femminicidi e la violenza sulle donne. Un’opera di forte impatto visivo che va tristemente “aggiornandosi” con l’aggiunta di bambole, pupazzi, fiori e oggetti vari per ogni femminicidio avvenuto).
Anche la città di Fondi ha risposto all’appello. Nella mattinata di ieri sono scesi in piazza numerosi cittadini per la “Passeggiata in rosso” insieme al Centro Antiviolenza Nadyr, l’associazione 25novembre.org ed altre realtà associative, molte delle quali membri della neonata Casa della Cultura. Da Piazza 4 Novembre il corteo ha sfilato per le vie del centro arrivando in via San Gaetano, dove, insieme agli amici dell’Associazione Il Quadrato, è stato inaugurato il nuovo murale dell’artista spagnolo Taquen. Nei giorni precedenti, invece, era stata rilanciata, anche in città, la campagna di sensibilizzazione “Un fiore per dire no”; su proposta de Il Quadrato Fondi, Il Pavone Libreria Page, Memorie Urbane e 25novembre.org, in molti hanno scelto un fiore, vero o dipinto, e scattato una foto da pubblicare sui social con l’hastag #unfioreperdireno, aggiungendo un pensiero personale.
La normativa penale e civile ha fatto significativi passi avanti nel tempo. Dai maltrattamenti contro familiari e conviventi agli atti persecutori (c.d. stalking), dalla violenza sessuale alle misure di allontanamento dell’aggressore, dalla tutela – anche lavorativa – della vittima vulnerabile al permesso di soggiorno rilasciato per sottrarre la donna alla violenza. Tuttavia, per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne, sono necessari un approccio complesso e un’azione coordinata, in rete, tra i diversi attori coinvolti. Come sottolinea la senatrice PD Monica Cirinnà, “il contrasto alla violenza nasce dalla prevenzione e dalla costruzione di una vera cultura dell’eguaglianza, anche attraverso una legislazione adeguata e attenta alla condizione femminile: dalla parità salariale alla conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro, non può esserci coesione sociale senza piena cittadinanza femminile, che nasce anzitutto dal contrasto alla violenza di genere. Politica e cultura devono essere alleate in questa battaglia”.