LA POLITICA? TRANQUILLI, È TUTTO A POST

di Luigi de Luca

Necessaria premessa: i riferimenti a fatti e persone contenuti in questa riflessione sono del tutto casuali, costituendo solo lo stimolo per una riflessione più ampia sul tema trattato.

Partecipando di recente a un evento culturale nella nostra ridente (?) cittadina, siamo rimasti colpiti non tanto dalla presenza (doverosa) di alcuni politici, quanto dalle modalità della loro presenza: telefonini sempre tra le mani, pronti a immortalare diversi momenti dell’evento. Un’attenzione quasi spasmodica nel cogliere dei momenti della serata e testimoniare alcune presenze, una cura nell'”affermare” la propria immagine, presenza, anche solo per un minuto. Con annessi post di ringraziamenti e complimenti.

Ma girando sulla rete, in realtà, si trova molto di più: dal viceministro che gira in scooter sui sampietrini romani al deputato che interviene alla festa di piazza del suo paese, dal Presidente di Regione che manifesta per i diritti civili al consigliere che testimonia il suo impegno per l’ambiente.

Beh, alcune riflessioni e domande sorgono spontanee. Ma la politica oggi si fa solo sui social? Prima ancora: questa è politica?

E se le risposte fossero affermative, ci chiederemmo se il formato minimalista cui la comunicazione via social costringe sia adatto a trasmettere contenuti e stimolare riflessioni o invece contribuisca solo a diffondere slogan e immagini “promozionali”.

Sono domande retoriche, come avrete intuito. Il problema è probabilmente un altro: quanti e quali contenuti ci sono oggi in politica? E quanta apparenza, invece?

I dati sull’astensionismo registrati in occasione della recente tornata elettorale, a cominciare da quelli sui referendum, rappresentano l’ennesima e chiara dimostrazione della distanza tra politica e cittadini e del disinteresse di questi ultimi verso la sfera pubblica. Che quasi più nessuno sia interessato a temi importanti per il vivere civile, come la giustizia, è confermato dalla scarsa informazione sull’argomento degli ultimi referendum, anche da parte di chi li ha promossi. Però, nel frattempo, sui social comparivano tanti altri post, con foto, video, ricchi premi e cotillons…

Si coglie un gioco al ribasso che si autoalimenta di continuo: per conquistare e gestire il potere (che sembra essere l’unico scopo della politica odierna) la classe politica deve necessariamente tenere lontana dai veri problemi i cittadini/elettori, che da parte loro ben volentieri accettano firmando deleghe in bianco, pur di non essere “stressati” da questioni di pubblico interesse.

In questa situazione rischiamo di cadere nostalgici nel gioco del ricordo: tornano alla mente donne e uomini di grande spessore umano e culturale che hanno fatto la fortuna di questo grande Paese di nome Italia e di tante porzioni del suo territorio. Quanto era bella la politica delle scuole e delle sezioni di partito, da dove uscivi sicuramente più ricco di quando entravi: attenzione, però, parliamo di ricchezza in termini di competenze e conoscenze. Era in quelle stanze, a volte anguste ma sempre piene di persone interessate, che si realizzava pienamente quell’istituto così delicato e importante di nome democrazia; in quei luoghi si sentiva parlare di Piani Regolatori e Bilanci comunali, ma anche di temi importanti a livello nazionale e internazionale. Tempi in cui la politica era magari più sanguigna o forse più legata alle ideologie, ma certamente più vissuta e ispirata a valori quali la comunità, la collettività, il bene comune.

Da inguaribili ottimisti, tuttavia, non possiamo fermarci a criticare l’attuale situazione né a rimpiangere un passato bello e impossibile da riprodurre. Siamo chiamati a guardare avanti, scorgendo frammenti di speranza nell’interesse che tanti giovani stanno maturando per questioni che riguardano il vivere comune, come l’ambiente, le disuguaglianze economiche e i diritti civili.

Non auspichiamo un nuovo ’68, ma riteniamo fondamentali le energie e lo slancio tipicamente giovanili per tornare a parlare di Politica con la P maiuscola, in cui possano nuovamente incanalarsi passione, competenza, onestà e coscienza, e che rappresenti il naturale sbocco di una rinnovata cittadinanza attiva.

Una politica, insomma, che non si fermi ai post. 

foto civicolab.it

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