di Giorgio di Perna

Alzi la mano a chi non è mai capitato di notare un meme con questo tipo di didascalia,: “La sinistra riparta da…”, seguita dal nome di un personaggio pubblico, sia essa o esso proveniente dal mondo dello spettacolo, del giornalismo, dello sport, della musica o dei social. 

Dopo Giovanna Botteri, Diego Zoro Bianchi, Paola Egonu, Claudio Marchisio – e, negli ultimi giorni, Francesca Michielin (per la questione “Tampon Tax”) e Ghali (per aver urlato contro Salvini al gol del pareggio del “loro” Milan nel derby della Madonnina) –, c’è una coppia che è ultimamente tornata al centro del dibattito pubblico: i Ferragnez, Chiara Ferragni e Fedez. È di ieri, infatti, la notizia della registrazione del sito fedezelezioni2023 e il lancio del relativo hashtag #fedezelezioni2023. È da ieri, quindi, che si susseguono le domande del mondo dei social, in particolare Twitter:. “Sarà il titolo del nuovo album?”, “I Ferragnez in politica?”, “Perché Fedez registra un sito per le elezioni del 2023?”. 

Ma proviamo ad entrare più nel merito del fenomeno, che non può essere assolutamente trascurato. Se, nei mesi scorsi, la diretta di Fedez con l’on. Zan per discutere del tanto chiacchierato e affossato DDL è stata seguita da due milioni di persone e guida il discorso pubblico più delle dichiarazioni del segretario del Pd (che, piaccia o non piaccia, è sempre il partito trainante del centrosinistra), è chiaro che ci troviamo di fronte ad un nuovo fenomeno: la cosiddetta Politica Netflix

In un mondo sempre più alla ricerca del leader (o, come direbbe qualcun altro, Capitano), quindi, è chiaro che la comunicazione dei politici vecchio stampo e dei partiti tradizionali sembra non funzionare più. E, di conseguenza, sono sempre più diffusi i non politici che parlano di politica. Il che non è un male, naturalmente, poiché potrebbe rappresentare un nuovo modo di fare cultura politica. Come ha dichiarato Lorenzo Pregliasco (docente all’Università di Bologna e fondatore di Quorum e YouTrend), in una intervista a Il Foglio del’8 aprile scorso (https://www.ilfoglio.it/politica/2021/04/08/news/pregliasco-youtrend-ci-dice-perche-chi-sosteneva-la-competenza-ora-ascolta-fedez-2155842/), “la politica-Netflix parla al suo pubblico, insomma, e per il suo pubblico è a volte l’unico contatto con la politica, sono persone che magari altrimenti ne sarebbero fuori, che non guardano i talk show”. Per questo, dice ancora Pregliasco, “gli influencer devono esporsi in modo qualificato. C’è sicuramente un elemento di spontaneità che è positivo, ma allo stesso tempo possono non essere del tutto attrezzati. Dall’altra parte, ci aspettiamo che la politica prenderà in prestito sempre più il linguaggio degli influencer”.

Certamente il mondo della Politica deve compiere diversi passi avanti per ri-connettersi con un nuovo mondo, che vive e abita quotidianamente i social media, e creare un serio dibattito politico anche virtuale. Tuttavia non bisogna compiere l’errore di ap-prendere le cose peggiori da questo nuovo fenomeno, mettendo in atto la politica dei selfie, per essere più vicini a quello che Takagi&Ketra (con Arisa e Lorenzo Fragola) chiamavano “L’esercito dei selfie”

Non può dirsi politica quella del piatto tipico, della colazione in terrazza con vista mare o della visita all’inaugurazione di un nuovo locale. TRA la gente, CON la gente, ma c’è tanto bisogno di una politica PER la gente. La politica torni sì ad abitare tutti gli spazi, ad ascoltare tutte le istanze, ma torni anche ad essere a servizio delle persone con concretezza.

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