Foto: Simone Di Biasio

di Gianmarco Di Manno

Le indiscusse potenzialità del settore turistico per la piana di Fondi, alle quali si è già fatto riferimento più volte e non solo dalle pagine di questo blog, risultano ancora oggi fortemente ostacolate da una serie di fattori, sia endogeni sia esogeni, che determinano uno scarso rendimento complessivo di tale comparto.

Per esogeni s’intendono tutti quei fattori che sfuggono al controllo sia delle istituzioni locali che delle imprese e sui quali non è possibile agire direttamente, ma solo indirettamente al fine di limitarne l’impatto negativo sull’economia del territorio. Facciamo riferimento, in particolare, ai postumi della crisi economica, a politiche nazionali e internazionali come le sanzioni imposte dall’UE alla Russia che hanno limitato i soggiorni da quel Paese, alla crisi pandemica in corso. O ancora, al fatto che Fondi ha un centro cittadino distaccato alcuni chilometri dalla marina e ciò incide non poco sui flussi di turisti che popolano le coste e di rado si addentrano nella città. Per endogeni, invece, s’intendono tutti quei fattori sui quali è possibile intervenire con politiche attive e/o interventi correttivi, al fine di generare un vantaggio diretto sul turismo e indiretto sull’economica locale. È all’analisi di tali elementi che è dedicato un noto strumento di osservazione manageriale: il diagramma causa-effetto di Ishikawa. Un esempio su tutti è rappresentato dal problema delle mareggiate sempre più frequenti e dall’erosione costiera: sono anni che si sarebbe dovuto intervenire con azioni coordinate tra Comuni per arginare il fenomeno – ad es. le reefball – per un serio recupero dunale con relativa salvaguardia delle specie vegetali autoctone che svolgono un compito fondamentale. Un insieme di scarsa sinergia tra gli enti, mancanza di programmazione, carente valorizzazione di beni pubblici (le dune della zona di Capratica, è bene ricordarlo, sono un sito di importanza comunitaria) che difficilmente una improvvisata bandiera blu potrà risolvere nel breve termine.

Posto lo scarso rendimento del settore turistico a Fondi e dintorni quale effetto finale da limitare e sconfiggere, l’analisi degli operatori locali dovrebbe concentrarsi sulle cause da questi gestibili, al fine di comprendere e misurare i margini d’intervento.

Dalla Figura 1 si evincono 6 cause principali del problema suddetto:

  1. Inadeguatezza delle infrastrutture e dei trasporti;
  2. Scarsa cooperazione fra gli attori coinvolti;
  3. Limitata presenza di risorse umane e professionali;
  4. Modesta attività di programmazione e controllo;
  5. Insufficiente e anacronistica attività di promozione e informazione turistica;
  6. Carente valorizzazione dei beni pubblici e delle iniziative culturali.

Ciascuna delle suddette cause principali o macro-cause è, a sua volta, scomponibile in varie cause secondarie, ampiamente esaminate dall’associazione Obiettivo Comune nel progetto del 2014 “Turismo3: ambiente, cultura, territorio“.

Il progetto insiste sul concetto, tanto abusato quanto mai perfettamente afferrato, di fare rete. Federico Bo, Digital Strategist che ha curato le conclusioni del progetto, lo spiega bene. Creare un network di stakeholders che interagiscano tra di loro in maniera efficiente e (auto)organizzata. Al riguardo, bisogna ricordare che, quando si crea una rete funzionante (i social network, le communities online e le piattaforme collaborative di successo lo testimoniano), si genera una situazione – detta “effetto network” – tale per cui “il valore di una risorsa per ognuno degli utenti (della rete) aumenta con l’ingresso di ogni nuovo utente”. Ora, sostituendo alla parola “utenti” gli attori in gioco nel settore turistico – associazioni, enti pubblici, strutture ricettive e della ristorazione, esercenti, operatori culturali, cittadinanza, turisti – possiamo comprendere quanto sia importante attivare e gestire questo approccio “reticolare”.

Nondimeno, il valore da esso risultante – in termini economici, culturali e sociali – sarà maggiore di quello ottenibile dalla pura somma delle singole parti. Il paradigma del network, inoltre, consente di scongiurare inconvenienti quali duplicazioni, ridondanze, sovrapposizioni, oltre che deleterie rivalità, attivando piuttosto meccanismi di “coopetizione”, ovvero strategie di business che coniugano le caratteristiche della cooperazione e della competizione.

La piana di Fondi potrebbe essere l’emblema perfetto di questo scenario. Un territorio dalle enormi potenzialità non sfruttate, un’opportunità di turismo puntualmente non colta negli anni, un gigante appisolato, sdraiato inconsciamente sul cuscino dei Monti Ausoni ed Aurunci, all’ombra del Castello e sotto la coperta di campagne, laghi e spiagge.

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