Lo strano caso dei medici “a gettone”

di Luigi de Luca Esistono dei proverbi o modi di dire che sono frutto di esperienze di vita e che entrano a far parte della cultura popolare. A Fondi, città dove viviamo, ma di certo con parole diverse anche da altre parti, c’è un detto che recita: “Chi sparagn’ sprec’”, ovvero chi vuole risparmiare spesso e volentieri rischia solo di sprecare. Ebbene, in una notte di mezza estate in cui un’emergenza ci ha costretto a peregrinare per alcuni ospedali della zona, siamo venuti a conoscenza di un fenomeno che, a nostro modesto parere, potrebbe rientrare nella casistica che il detto sopra riportato descrive. Si tratta di un fenomeno che interessa le strutture ospedaliere facenti capo alla ASL di Latina, ma si pensa che sia prassi diffusa anche in altre zone. In estate diventa più frequente ma in realtà tale soluzione viene utilizzata anche in altri periodi dell’anno, quando gli organici medici, per motivi legati soprattutto alle ferie, iniziano a soffrire. In questi periodi, nei reparti e unità ospedaliere, i pazienti possono trovare dei medici che non appartengono al nosocomio ma che vi prestano servizio saltuariamente. Cioè le ASL di competenza, nel nostro caso quella di Latina, per far fronte a necessità di organico, si rivolgono ad alcune cooperative che offrono le prestazioni di medici specialisti loro iscritti per coprire alcuni turni all’interno degli ospedali della provincia. Sia ben chiaro, non si tratta di medici sprovveduti o privi della necessaria esperienza, ma comunque di professionisti che in qualche modo sono esterni al reparto in cui coprono alcuni turni, e che non possono garantire una continuità di rapporto con i pazienti e con il personale medico e paramedico dei reparti stessi. Le loro prestazioni professionali coprono abitualmente due turni successivi in una giornata lavorativa (di solito pomeriggio e notte) e per alcuni di loro si può arrivare fino a sei-sette giornate in un mese. Oltre alla questione della “estraneità” al reparto, che potrebbe generare qualche problema nel trattamento dei pazienti e nell’organizzazione del lavoro, il problema principale che si potrebbe sollevare è di natura economica: le retribuzioni di questi medici, che impropriamente si potrebbero definire “a gettone”, costituiscono una consistente voce di spesa per le casse della sanità pontina e, di conseguenza, per quella regionale. Conosciamo le vicissitudini del grande deficit, degli scandali e del commissariamento della sanità laziale, e le dolorose quanto inevitabili scelte amministrative del primo mandato del Presidente Zingaretti, che hanno in qualche modo risanato il bilancio e condotto alla fine del periodo di “amministrazione straordinaria”. Ora, con il bilancio a posto, il processo di integrazione socio-sanitaria concluso e a regime, finalmente un assessore regionale alla sanità, mentre si attendono nuovi concorsi e la stabilizzazione dei tanti precari, ci si potrebbe chiedere: ma con i soldi spesi per queste “supplenze mediche” non sarebbe possibile potenziare gli organici negli ospedali? La necessaria razionalizzazione delle risorse, che molto abbiamo patito soprattutto chi vive nella parte meridionale della provincia di Latina, non si scontra con queste modalità di spesa? Va ribadito che questa riflessione non riguarda minimamente la professionalità dei medici in questione, che anzi assicurano il buon funzionamento di alcuni delicati reparti ospedalieri nei diversi orari, ivi compresi quelli notturni. I dubbi che si sollevano sono soltanto di opportunità, in un campo tanto importante quanto martoriato, spesso e volentieri dalle ingerenze della cattiva politica. Proprio in questi tempi in cui si torna a parlare di dignità, e non si capisce fino a che punto in buona fede, scelte di spesa diverse potrebbero contribuire a tenere sotto controllo i costi e ad assicurare reparti ospedalieri funzionanti e di qualità. Ah, dimenticavamo: la nostra esperienza notturna si è chiusa bene, grazie anche a medici e paramedici che hanno svolto al meglio il loro lavoro, con professionalità e cortesia. A loro va un saluto riconoscente e solidale.

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