foto plan-international.it
di Gianmarco di Manno 15 milioni di donne all’anno vengono date in sposa quando non sono ancora maggiorenni, molte di queste sono bambine e alcune possono avere tra i 7 e gli 11 anni. Il problema è avvertito soprattutto nell’Africa subsahariana e in Asia. In paesi come l’Etiopia (dati 2017) il 41% della popolazione femminile è andato in sposa quando era minorenne mentre, problema non secondario, il 74% della popolazione femminile tra i 15 e i 49 anni ha subito mutilazioni genitali per “garantire la verginità” della ragazza, per privarla del piacere fisico o per “facilitare” all’uomo la penetrazione. Abominio o cultura? Un impatto devastante sia nell’immediato che nel lungo periodo. Abbandono degli studi, abusi sessuali, gestione della gravidanza… Insomma, un’infanzia rapita, la totale oscurità della parola “Amore”, un annientamento dell’essere bambina prima ancora che donna. “Il padre di Sana Cheema, già in arresto da tre settimane, avrebbe confessato di aver ucciso la figlia, morta in Pakistan lo scorso 18 aprile. Lo riferiscono media pachistani. L’uomo, cittadino italiano come la figlia, si sarebbe fatto aiutare da uno dei figli maschi per stringere al collo la ragazza fino a romperle l’osso del collo. La 25enne, cresciuta a Brescia, sarebbe stata uccisa per aver rifiutato un matrimonio combinato“. Ansa, maggio 2018. E il problema non è solo ‘straniero’. Repubblica lo scorso anno rilanciava uno studio dell’associazone 21Luglio sulle periferie romane, tra baraccopoli e palazzi dove vi sono insediamenti che raggiungono tassi di unioni precoci del 77%, numero che supera il record mondiale detenuto dal Niger (pari al 76%) e di gran lunga il tasso più alto detenuto in Europa come quello della Georgia (17%) e della Turchia (14%). Le questioni economiche e quelle culturali incidono in maniera non secondaria; non è un caso che le unioni tra minori registrino un tasso doppio nelle aree rurali rispetto alle aree urbane e che una ragazza in possesso di un’istruzione scolastica elementare sia doppiamente esposta al matrimonio precoce rispetto ad una coetanea con istruzione superiore. L’Unicef registra una forte riduzione dei matrimoni che vedono coinvolte ragazze minorenni, si registra a livello globale una riduzione di circa 25 milioni dovuta ai progressi in alcuni Paesi, tra cui l’India. L’obiettivo è quello di limitare in maniera importante il fenomeno entro il 2030. E’ doveroso intervenire, ma in profondità: con la cultura, appunto. E non è per “superiorità” che bisogna operare, ma per dignità. Qui non vi è una tradizione da rispettare, degli usi che bisogna comprendere. Va utilizzata l’istruzione come mezzo per aprire la mente di queste realtà e le porte su un mondo fatto di libertà, autodeterminazione, sensibilità. Perché essere bambini è importante, vivere quegli anni immersi nel gioco e nelle favole è una tappa imprescindibile per crescere sani e forti. I figli di una madre giovane, non alfabetizzata, non avranno un facile ingresso a scuola, difficilmente riusciranno bene negli studi e proseguiranno oltre l’educazione di base. O peggio, le figlie di madri illetterate molto più facilmente abbandoneranno la scuola, si sposeranno giovani e inizieranno di nuovo il circolo vizioso della povertà. Economica e morale. Non se ne parla abbastanza, uno dei classici esempi di deboli senza voce.  
fonti repubblica.it; tg24.sky.it; plan-international.it; lastampa.it; vanityfair.it; unicef.org; ansa.it

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